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meditiamo tutto scorre

Vorrei provare a riassumere in poche parole il percorso che abbiamo iniziato e a cosa ci dovrebbe portare:

1° settimana

abbiamo fatto il primo passo cercando di tenere a bada la mente dandole il compito di osservare il respiro.

Questa tecnica ci ha permesso di sviluppare l’attenzione e di calmare almeno in parte il flusso dei pensieri.

2° settimana

abbiamo cercato di osservare il respiro naturale ossia senza sforzo

3° e  4° settimana

abbiamo spostato l’atttenzione dal respiro alle sensazioni in una piccola zona del nostro corpo (il naso)

 

Forse ci siamo resi conto che le sensazioni (caldo freddo umido secco prurito pulsazione piacere fastidio vibrazione ecc ecc ecc) sono tutte impermanenti ossia NESSUNA SENSAZIONE DURA PER SEMPRE, ma qualunque sensazione arriva, ha una certa durata e scompare da sola e noi non possiamo né farla arrivare ne farla scomparire, possiamo solamente osservarla.

 

Questi esercizi, sono la base per sperimentare quella che il Buddha chiama la GIUSTA COMPRENSIONE, o meglio la SAGGEZZA la consapevolezza che tutto è IMPERMANENTE e che la nostra sofferenza deriva dal nostro ATTACCAMENTO a ciò che è impermanente.

Egli ritiene che l’unico modo per sperimentare la realtà dell’impermanenza è l’esperienza personale, la verità non si può apprendere dai libri, o dai maestri, per conoscerla bisogna sperimentarla sul proprio corpo.

Tutti sanno che l'universo è in continuo mutamento, ma capire questa verità a livello intellettuale non serve a niente: è all'interno di noi stessi che dobbiamo sperimentarla. A volte un avvenimento traumatico, come la morte di qualcuno che ci è molto vicino, o molto caro, ci costringe a guardare in faccia la cruda realtà dell'impermanenza, e questo è l'inizio della saggezza, perché si vede la futilità di correre dietro ai beni di questa terra, contendendoli agli altri. Ma ben presto si riafferma la nostra tendenza all'egoismo, e la saggezza svanisce, perché non era basata su un'esperienza diretta e personale. 

Non avevamo sperimentato la realtà dell'impermanenza all'interno di noi stessi. 

Spesso si fa un esempio:

se una persona si tuffa diverse volte nello stesso fiume l’acqua in cui si tuffa non è mai la stessa.

Ma bisogna aggiungere che anche la persona che si tuffa non è mai la stessa perché ogni volta un’infinità di cellule che componevano quella persona sono morte e altre sono nate.

Ed ecco la causa principale della nostra sofferenza, l’attaccamento al nostro IO che in realtà non esiste (così come noi lo percepiamo) perciò non possiamo pretendere di possederlo .

Questa è la comprensione della sofferenza:

il desiderio di aggrapparci a qualcosa che sfugge al nostro controllo inevitabilmente ci procura sofferenza.

Normalmente identifichiamo la sofferenza con le cose spiacevoli perché ci portano immediatamente sensazioni negative, ma in realtà anche l’attaccamento alle cose piacevoli ci porterà sofferenza perché  anch’esse sono mutevoli e prima o poi scompariranno o si trasformeranno.

Attaccarsi a ciò che è effimero porta sofferenza.

Questo discorso potrebbe sebrare un po’ “pessimista” uno potrebbe replicare: allora se non posso neanche godere di ciò che è bello…….

In realtà non è questo il punto.

La meditazione serve proprio a creare un certo equilibrio mentale che ci permetterà di mantenere sempre un certo distacco dalla realtà apparente, essendo consapevoli che tutto cambia.

In questo modo impareremo a vivere la vita attimo per attimo, ad assaporarne e goderne ogni momento senza paura del futuro o rimpianto per il passato, vivendo l’attimo troveremo la serenità.

Questo atteggiamento mentale lo si innesca iniziando ad osservare il respiro (l’attimo reale) e prosegue osservando le sensazioni (tutto cambia).

 

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